Piove (ed è subito cliché), quando lei mi scrive, “ti interessa?“. Vado subito al link: cinema d’essai, film coreano, concreta possibilità di vedere qualcosa di assurdo e ai limiti dell’onanismo intellettuale. Ovvio che mi interessa. Così, torno al cinema.
A fine proiezione, momento disagio: un tizio inizia ad applaudire furiosamente, per poi smorzare tristemente gli entusiasmi. “Pensavo volessero linciarlo“, mi suggerisce D. e che dire, se fosse successo, non avrei mosso un dito. Cerca di capirmi, non è stata una visione semplice. Mi sarei ricreduta, ma ci sarebbe voluto del tempo. Dovevo metabolizzare.
Metto le mani avanti: non ho intenzione di infilarmi nel più classico dei gineprai, non voglio scegliere fra “capolavoro” o “film del cavolo”, chissenefrega. La sola cosa che mi interessa è occuparmi della riflessione che mi ha permesso di fare, cosa che apprezzo infinitamente. E se ti dovesse interessare, si, c’è qualche spoiler.