II. Villa Petri

Un bel giorno la signora Planck pensò di prendere una tazza di tè. Lasciò che il gatto entrasse in casa, scese le scale e si avviò verso il parco.

Oltre l’arco di pietra, il parco di villa Petri si apriva su un lungo viale bordato d’alberi che andava dritto verso un’altra uscita nella cinta muraria, sempre ad arco e segnata da due vasi con alberi di clementine. Tutto intorno, si trovava il giardino all’italiana di questa villa del Seicento, un tempo adibita a casino di caccia, quindi lasciata più o meno all’incuria in una lunga sequela di vicende piuttosto noiose. Dopo un lungo di silenzio dalla morte dell’ultimo proprietario nel 1947, qualcuno decise di schiodare le assi che chiudevano l’ingresso settentrionale ed entrare nella tenuta. Fino a quel giorno, erano pochi a ricordarsi cosa ci fosse in quelle mura. Fantasmi? Bovini che sputavano fuoco? Strano a dirsi, ma l’intruso non scoprì niente di tutto questo, solo una villa color ruggine nascosta da massicci cedri del Libano, un giardino invaso dalla gramigna e una piccola dependance vicino all’ingresso. Col passare delle settimane, le assi non vennero ripristinate, anzi, si ritenne tacitamente opportuno lasciare che la villa venisse per così dire adottata dalla collettività, o meglio, da chi si era appena rammentato della sua esistenza. Nessuno si oppose e la vita continuò esattamente come prima, con la sola differenza che il giardino tornò a essere curato, che la villa venne messa in sicurezza e che la dependance venne trasformata in un chioschetto che offriva tè, caffè e dolci fatti in casa. Nuovamente frequentata, villa Petri diventò qualcosa di simile a una biblioteca, innestandosi silenziosamente nella quotidianità della zona.

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I. La teiera di vetro

Un bel giorno, alla signora Planck venne voglia di una tazza di tè. Lasciò uscire il gatto da casa, prese la borsa e si incamminò verso il parco, oltre il quale si trovava la sua erboristeria di fiducia. Oltre alla sua miscela di tè verde preferita, vi trovò una teiera troppo bella per essere lasciata dove stava, una specie di panciuta bolla di vetro, con un tappo che pareva un fiore. C’era un filtro che si poteva togliere senza problemi, almeno così le aveva detto il negoziante. Non che le importasse granché, le linee morbide dell’oggetto l’avevano già convinta.

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Il senso di Tersite per l’estate

Oh, facciamolo ‘sto tag, su benevolo consiglio di Zeus: la storia di Tersite nelle sue vacanze estive, quando non era sulla piana di Ilio a prendere scettrate in testa. Iniziamo subito, senza ulteriori preamboli!

BougainvilleaGioco in cortile

Cominciamo bene! Lo ammetto, non ne ho idea, non è che facessi tutti ‘sti giochi in cortile. Io andavo nel campo davanti casa e mi devastavo sotto il sole, letteralmente sguazzando nella terra. Raccoglievo piantine di camomilla in giro per il campo e ne facevo siepi enormi. Il profumo me lo ricordo ancora. Il cortile, più che altro, cercavo di evitarlo: il selciato rovente mi donava simpatiche ustioni, visto che camminavo perennemente scalza. Il momento più bello era verso sera: tutti erano fuori per annaffiare le piante di campo e giardino, l’aria diventava più fresca e si riempiva di piccole farfalle verde pallido, poi dopo il tramonto si vedevano le prime lucciole. I colori, la sera, erano tutta un’altra cosa. Mi mangiavano viva le zanzare, ma diamine se ne valeva la pena.

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Confessione di una sedicente strega

Un nuovo, oscuro racconto da epoche passate

Al Di Là Del Muro Del Sogno

L’esperta penna di Francesca ci prende per i tentacoli portandoci in un mondo già visto eppure ignoto. Con lei potremo esplorare le insondabili profondità dell’orrore che, oltre il velo, si nasconde e permea la nostra realtà.
Un racconto un po’ particolare, questo, che vedrà però la possibilità di espandersi e diventare piú articolato, esplorando vari aspetti dei Miti, anche quelli piú ignorati, grazie alla prolifica fantasia di Tersite, e a quella di tutti coloro che sanno quanto sia bene e giusto adorare i Grandi Antichi.
Iä! Iä!

Confessione di una sedicente strega

Ho recitato ogni preghiera che mi abbiate insegnato. Mi sono confessata docilmente. Ho reso grazie alla Madre Celeste. Il mio operato senza macchia e la mia obbedienza, il timore di Dio e il mio essere Sua serva, proprio questo mi induce a rinnegare tutto, voi, lui e la vostra Madre Celeste, per accostarmi a ciò che voi…

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Hugo Schnars-Alquist - Stürmische See vor Klippenlandschaft

Sogno

[Come promesso, ecco il racconto valevole per il II concorso Ysingrinus d’autore… speriamo di aver fatto una roba decente eh. Il testo originale del racconto stava qua, nel caso.]

Poteva sembrare una libreria in via di allestimento, piena com’era di materiale alla rinfusa, ma non c’era un solo libro nuovo; bisognava fare attenzione a camminare nei suoi corridoi intricati, costituiti da pile di libri accatastati, fondi di archivio in scatoloni sigillati, grossi codici. I pochi scaffali erano vuoti. Il libraio doveva essere abituato alla confusione, dato che si limitava a leggere nel suo cantuccio dietro il bancone. Quando lo raggiunsi con il libro che avevo scelto lo vidi finalmente alzare gli occhi e fu così che le poesie scelte di Robert Burns se ne tornarono nel mucchio con gli altri libri, grazie al libraio che me le strappò letteralmente di mano. “Burns. Mi ricorda dove sono nato… e capisco che possa piacerti, ma ne hai già un altro come questo. E in edizione più ampia”. Richiuse il libro che stava leggendo e lo fece scivolare in una piccola custodia di pelle nera, quindi me lo porse con un sorriso. “Vorrei che tu lo tenessi per me, io l’ho letto sin troppe volte. Se non ti dovesse piacere potrai sempre riportarmelo, ma… ne dubito fortemente. Consideralo un regalo”.

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William McMaster Murdoch

Se le regole non funzionano, si cambiano. Se le regole sono eccessivamente complesse, si semplificano. Ogni tentativo di fare della filosofia intorno a questioni di fatto semplici o semplificabili, è solo un’ammissione di incapacità – o di malafede.

Non pensi alle regole quando cammini di ronda sulla passeggiata della nave, non ci pensi perché per hai altro per la testa; a volte il buon senso entra in conflitto con il contenuto dei libri. Stasera non ci pensi, William Murdoch, perché fra poco inizia il tuo turno di guardia e sarà esattamente come tutti gli altri. Fa solo un po’ più freddo, ma gli occhi si stanno abituando all’oscurità, come ogni notte. Continua a leggere “William McMaster Murdoch”