The machinist (2004)

L'uomo senza sonno locandinaL'uomo senza sonno locandinaTrovo difficile descrivere questo The Machinist (2004) con una manciata di parole. Intanto,  è un buon connubio fra intrattenimento e pensiero più complesso, con passaggi dal sogno alla realtà e viceversa, sempre sul crinale fra realtà e allucinazione. Tutto questo, senza risultare frustrante: alla fine della visione le domande avranno tutte una risposta. Nessun finale aperto. E poi, Christian Bale offre una grande interpretazione e da sola è un buon motivo per vedere questo film.

The machinist è la storia di un operaio, Trevor Reznik (Christian Bale), che passa i suoi giorni limitandosi a esistere. Lavora, torna a casa e vi rimane solo, giorno dopo giorno; frequenta pochissime persone oltre i suoi colleghi (di cui rifiuta puntualmente gli inviti a uscire dopo il lavoro), la cameriera del caffè dell’aeroporto (Aitana Sánchez-Gijón) e una prostituta (Jennifer Jason Leigh) per cui nutre dei sentimenti. Trevor Reznik è un uomo malato: soffre di insonnia da un anno e il suo fisico sempre più esile sta andando verso il collasso. I segni del cedimento sono visibili, a partire dalle tante ossessioni quotidiane. È evidente che le cose non possano continuare così e infatti il meccanismo si inceppa: uno sconosciuto entra nella vita dell’uomo e la sconvolgerà irrimediabilmente.

Christian Bale l'uomo senza sonno

I due titoli parlano di due lati del personaggio principale e quello destinato alla distribuzione italiana va – forse – sin troppo dritto al punto, almeno per quanto mi riguarda. L’uomo senza sonno mi ha ricordato la vicenda del Macbeth, l’uomo che ha il sonno l’ha ucciso dopo aver compiuto il regicidio per ambizione. Qui l’ambizione non c’entra niente e al massimo abbiamo a che fare con un uomo che deve sopportare nel rimorso un peso insostenibile. Quando il protagonista si confida con la cameriera, le dirà infatti come “il senso di colpa [arrivi] sempre molto lontano” ed è vero. Trevor è roso da qualcosa che non possiamo identificare. Da questo punto di vista, il titolo italiano potrebbe essere da un lato sin troppo esplicito, anche se non so quanto lo sia “volontariamente”. Il titolo internazionale si limita a definire il protagonista per quello che è, identificandolo col suo lavoro e nel modo in cui vive, un operaio dalla vita monotona, fatta di azioni meccaniche. Quando i giorni smettono di essere tutti uguali, è allora che inizia un percorso che Trevor sembra intraprendere insieme a noi per la prima volta.

Trevor Reznik vive a propria insaputa e la vicenda viene filtrata attraverso il suo sguardo, stanco e disturbato. Ci si abitua facilmente alla possibilità che il protagonista subisca allucinazioni visive; l’insonnia può provocare anche questo. La sua realtà è una specie di sogno monocromatico, un sogno grigiastro ambientato in una casa anonima tanto quanto lui, un uomo di cui non sappiamo niente. Trevor si guarda a lungo nello specchio, muovendo le braccia e controllando come le ossa emergano dalla pelle. Così passano le sue giornate. Si lava. Pulisce la casa, fra gli interstizi delle mattonelle, con spazzolino e candeggina. Difficile trovare la normalità in tutto questo, anche se il sonno e la sua privazione sembrano una risposta accettabile. Si spiega la difficoltà nel dormire o nel mangiare, l’umore apatico e l’occasionale momento di distrazione. L’insonnia può spiegare eventuali allucinazioni, come quei bigliettini comparsi dal niente, di cui non conosciamo l’autore. Gli occhi sanno ingannare un uomo in salute, a maggior ragione qualcuno in queste condizioni. Trevor prosegue nella sua routine senza farsi tante domande, ma noi che assistiamo alla sua vita non possiamo evitare di chiederci dove sia il confine fra realtà e sogno. E la domanda (“Chi sei?”) che vediamo su un biglietto e che sentiamo da una voce fuori campo, riferita a Trevor, diventa forse quella più importante. Allora, proseguendo, arriveremo anche noi a capire come oltre al sonno ci sia anche altro.

L'uomo senza sonno BaleNella vita di Trevor, tre sono le persone più importanti. C’è Stevie, la donna che ama, e Marie, la cameriera. Entrambe nutrono per lui un sincero affetto, entrambe gli diranno con dolcezza la stessa cosa, con le medesime parole: “se fossi più magro non esisteresti più”. Marie ha nei confronti di Trevor un atteggiamento quasi materno: si preoccupa del suo stato di salute, ricorda sempre che torta gli ha servito la sera prima e cerca di farlo parlare.Marie sa che domande fare e sembra che voglia spronare Trevor ad avere più comprensione per se stesso, quasi compassione. Non sappiamo perché ogni notte lui vada in quell’aeroporto e ogni notte faccia sempre la stessa cosa: sedersi al bancone, ordinare una tazza di caffè e una fetta di torta, lasciare una banconota di taglio troppo alto rispetto all’ordinazione. Marie è come uno specchio per Trevor, quello spazio di confronto che non può avere con sé stesso e l’unica in grado di metterlo di fronte a una realtà scomoda. La terza persona, però, è quella che mette in moto tutto, il vero innesco della vicenda, un uomo che Trevor non ha mai visto. Ivan. I due si incontrano per la prima volta nel parcheggio antistante la fabbrica, ognuno seduto nella propria auto per fumare una sigaretta. Le prime parole di Ivan sono solo apparentemente insignificanti:

“Sembra che pioverà. La radio dice che è in arrivo un temporale. […] A me pare che sia già qui”.

Ivan spiega di essere lì per sostituire un certo Reynolds, allontanato dal posto di lavoro per vecchi guai giudiziari; una volta di turno, Trevor lo cercherà con lo sguardo ed effettivamente lo noterà poco lontano dalla sua postazione. Fa per salutarlo, ma ottiene solo un gesto minaccioso. Stupito dalla reazione, Trevor urta la sicura di un macchinario su cui un operaio sta facendo manutenzione; è questione di poco e questo collega, tale Miller, perde parte di un braccio. Ivan, nel frattempo, sparisce. Reznik verrà interrogato circa l’accaduto e spiegherà nei dettagli la propria versione, compresa la distrazione causata da Ivan. Eppure c’è qualcosa che non va, perché pare che Reynolds non sia mai stato sostituito e che alla fabbrica non esista alcun operaio chiamato Ivan. È solo l’inizio di un percorso tortuoso, fatto di direzioni più o meno consequenziali. Ivan sembra essere la chiave di tutto. La vita di Trevor ormai sta riprendendo a muoversi, procedendo in una direzione totalmente nuova.

The Machinist è ambientato in un universo filtrato attraverso lo sguardo del protagonista; la regia stessa indugia su tutta una serie di particolari che integrano un’ampia visione d’insieme. La testa di un pesce come se fosse un trofeo, appesa al muro di un bar. Il tabellone con l’orario. L’accendisigari a scatto nell’auto di Trevor. I bigliettini. Il gioco dell’impiccato. Tutto ha un senso e lo avrà a maggior ragione quando tutti i pezzi saranno andati al loro posto. Il colore dominante, soprattutto all’inizio, oscilla fra il grigio, il blu e il nero. Quando Trevor sta per incontrare Ivan, lo seguiamo fuori dalla fabbrica e lo vediamo minuscolo nella totalità dell’ampia inquadratura sulle strutture di metallo e cemento, sovrastate da nubi scure. Qui siamo a un punto di non ritorno: il colore torna presto a farsi vedere. L’auto di Ivan è una sferzata di colore: rosso, rosso brillante. Le due personalità si scontrano anche su questo, l’uno ripiegato su se stesso, l’altro sguaiato e sfacciato, volgare. L’incontro sarà determinante perché l’uno costringerà l’altro ad aprirsi e a capire realmente chi è. Quando agisce da solo, Trevor Reznik è un uomo incompleto, totalmente dedicato a punirsi; la sua magrezza è l’immagine reale della sua sofferenza. Bale, in questo senso, fa un lavoro impressionante, perdendo poco meno di 30 kg per questa interpretazione; senza una tale condizione estrema, probabilmente il personaggio sarebbe stato meno credibile. Il prezzo in termini di salute non è stato basso; pare anche che durante le riprese abbia avuto grosse difficoltà a muoversi, a causa della massa muscolare ridotta al minimo. Il primo passo verso la comprensione è il palesarsi di Ivan, una sorta di controparte. Una volta che il percorso viene intrapreso, Trevor non può più tornare indietro e recupera tutto, ricordi, motivazioni e rimpianti.

The machinist non si riduce al piano del “sonno” e diventa evidente con le molte parentele letterarie che può vantare. La dualità Ivan-Trevor riprende le tematiche del doppio già affrontate ne Il sosia di Dostoevskij, ma nella pellicola vengono esplicitamente citati soprattutto Delitto e castigo e L’idiota, sempre dello stesso autore. Un volume de L’idiota viene inquadrato a lungo in nella scena in cui Trevor sta per addormentarsi di fronte alla televisione, mentre scorrono le immagini dell’uragano in avvicinamento. I punti di contatto con questo testo sono i meno scontati, forse quelli più profondi. Non ho ancora modo di approfondire la questione, avendo deciso di leggere questo libro proprio dopo aver visto The Machinist, ma appare evidente come tutto si giochi sul tema del dolore. Il protagonista della pellicola è la personificazione del proprio stesso dolore, che deve essere portato alla luce dopo una sofferta rimozione. Trevor è un uomo ridotto ai minimi termini, fisicamente e mentalmente, che deve tornare ad avere compassione per se stesso. Tornerà a vivere solo dopo aver raggiunto e riconosciuto la radice del suo dolore.

40 pensieri su “The machinist (2004)

  1. Il Mi piace è sulla fiducia 😉
    Il film l’ho visto forse l’anno scorso leggendone da qualche parte la segnalazione e mi è piaciuto molto molto.
    Inquietante è dir poco, incalzante nell’ansia che procura…
    Verrò a ‘farti le pulci’ cara amica mia dopo tanto tempo!

    sheradessonnpiovepiùmafaincubosa

    1. Questo è un filmone, cui avevo a mia volta dato già fiducia per via della presenza di Bale… ormai praticamente è una garanzia – almeno per me, ma devo ancora vedere Exodus e un po’ di paura ce l’ho. Inquietante e spiazzante, dici bene… ti aspetto ancora e aspetta anche me, che devo vedere tutto quello che mi sono persa nell’ultimo mese o quasi, chissà quanto ci metterò 😀 ma è sempre bello tornare su queste pagine 🙂 io intanto aspetto che piova, ma tanto non piove, si rannuvola ma niente, un caldo assurdo anche alle dieci di sera! Evvai! Siamo messi bene eh 🙂

  2. Lo voglio vedere 😉 Ho letto su wikipedia che per questo film Bale ha perso un sacco di chili per assumere un aspetto quasi cadaverico, e che poi in pochi mesi li ha riguadagnati per tornare ad interpretare Batman. Questo e altro, fanno i bravi attori.

    1. Lui è un attore straordinario, non l’avrei mai detto e adesso mi chiedo come avrò fatto a non notarlo prima. Non solo si è costretto a perdere tutto quel peso, ma la recitazione è adeguata, più che adeguata. Regge tranquillamente da solo la scena. Mi mancano moltissimi dei suoi film, ma di recente ho visto anche The Fighter e conferma la sua qualità, oltre alla magrezza estrema o quasi – il suo personaggio ha problemi di droga. Se ti riesce, sono entrambi consigliatissimi 🙂

    1. Non ero mai contenta di questo pezzo e a essere sincera non lo sono nemmeno adesso, poi è stato un bel periodo burrascoso… al solito 😀 devo recuperare tante cose… Questo film te lo consiglio in particolare, credo ti possa piacere, ha un’atmosfera molto oscura – almeno inizialmente, poi cambia. Ah, poi ho un horror da consigliarti… ne ho visti un paio ma nulla, non ricordo nemmeno i titoli (pensa te come devono avermi colpito), ma qualche sera fa ho visto “It follows”… sarò ammattita, ma devo ammettere che mi ha persino un po’ spaventato e non succedeva da molto tempo. Insomma, se ti capita uno sguardo glielo darei 🙂 stasera mi guardo “The Lazarus Effect”, ma ho il sospetto che sarà l’ennesimo horror insipidino. Vedremo.

        1. Vedrai che qualcosa a proposito scriverò, non era malaccio come film, anzi… mi inventerò qualcosa 🙂 e sul povero Lazzaro, sono già preparata al fatto che sarà un’ignobile ciofega, ma da un lato lo faccio per curiosità, dall’altro lo faccio sperando di trovare qualche piccola perla del trash cinematografico. Sono dubbiosa anche su questo, eh, intendiamoci 🙂 cercherò di non deluderti e di scrivere di più, comunque.

  3. non sono d’accordo su questa grande interpretazione di bale. non capisco come un attore che ingrassi o dimagrisca a piacimento diventi un paramentro di giudizio sulla sua recitazione. si confonde così un a priori con un giudizio. ho sempre trovato bale monotono nelle sue performance. qui come in batman. non per niente questo attore, tolta la triologia di nolan, è da un bel pezzo che non azzecchi un film che sia uno.

    1. Scusami, ma non mi sembra che Tersite si sia soffermata solo su quell’aspetto. Ha più volte parlato di buona capacità recitativa, al di là del fatto che l’attore sia dimagrito per esigenze di copione. Poi Bale può piacere o non piacere, ma il post mi sembra ben equilibrato nei giudizi.

      1. e chi stracazzo avrebbe detto che la buon tersite si sia soffermata solo su questo e non sia stata equilibrata? e poi da quando l’equilibrio è un’accezione positiva a priori se non in una mente borghese perbenista? vorrei ricordarti che un giudizio estetico rimane pur sempre un giudizio riflettente che racconta molto più del sé che dell’oggetto giudicato. ed in questo caso il tuo commento ti descrive molto bene 😀

    2. Posso capire che personalmente io veda Bale come un attore migliore di quello che è nella realtà… posso e devo ammettere di apprezzarlo molto e indipendentemente dal suo mettersi al servizio della parte anche in senso fisico. Questo non può essere l’unico parametro da considerare, ma voglio comunque prenderne nota perché visivamente parlando ha senso nell’ambito della pellicola. Il personaggio diventa l’ombra di se stesso e più volte i personaggi femminili fanno riferimento a questo, al fatto che stia letteralmente per scomparire… Che poi Bale non ti piaccia, ci può stare… non dico di no… anzi, se io dovessi citare qualche attore che non riesco a sopportare potrei rischiare tranquillamente la lapidazione. Un nome a caso… Mark Wahlberg. Non ci riesco, non lo sopporto, secondo me lui è monotono. A qualcuno piacerà, ma una volta che ho visto le sue due espressioni, per quanto mi riguarda il suo repertorio è praticamente finito. Avrà spazio nella tipologia di film cui ci ha abituato, ma poi… in The Fighter aveva anche anche un senso, un po’ come Tatum in Foxcatcher… Preferisco farne a meno, quando posso.

      1. sono d’accordo anche sul sopravvalutato Wahlberg. del resto è un’altro che di film non è che ne abbia azzeccati granché. sicuramente il suo migliore è quello di scorsese – in cui cmq fa una parte piuttosto marginale. ma in un film come ted in cui dovrebbe dare quel qualcosa in più per far decollare il film buca completamente l’obiettivo con una recitazione piatta e poco brillante. ed a questi ci aggiungo quel cane di eric bana.

  4. Bene. Non c’è accordo sull’interpretazione di Bale, poco importa perchè cmq il suo personaggio è ‘completo’ anche all’eccessivo, forzoso dimagrimento che in via generale non condivido e pare vada ‘di moda’ nel cinema americano. Solo Gerard Depardieu sembra continuare a lievitare ihihih…
    Il film torno a dire inquietante ma del resto la filmografia di di Brad Anderson grande stimatore di Alfred Hitchcock in primis e poi Polansky (The call, Vanishing on 7th street eccc) è proteso a situazioni in bilico tra realtà e distorsioni mentali.
    Il titolo italiano questa volta è centrato.
    Ottima, as usually, la tua doviziosa recensione e allora? Non ci resta che cenare in santa pace con un golgettino perchè il temporale pomeridiano a ri-ringrescato l’aria.

    sheraconuninchino-sisisi

    1. Concordo su tutto tranne che – stranamente – sul titolo italiano, continuo a pensare che sia sin troppo centrato… l’altro lascia un po’ più spazio all’interpretazione… Stavolta però sono io troppo bacchettona, mi rendo conto, i titoli in italiano sono stati molto ma molto ma molto peggiori di questo… Buona serata Shera 😀 grande Depardieu

    1. Grazie 😀 anche a nome di Bale (devo ancora guardarmi American psycho, pare sia mooolto interessante… e ho visto Jupiter Ascending… a presto la rece… non ti dico se mi è piaciuto perché lo immaginerai benissimo 🙂 )

    1. Devo ancora vedere The prestige e molti altri film, allora avrò un’idea di quale dei suoi sia il mio preferito, finora non mi so decidere 😀 però una cosa è sicura, questo film in particolare mi ha colpito molto positivamente…

      1. Anche io non ho visto tutti i suoi film però di quelli che ho visto L’uomo senza sonno finisce dritto dritto in cima. Ah, in The Fighter il fisico di Bale ricorda molto Trevor Reznik.

        1. Vero, effettivamente in The fighter Bale ritrova questa fisicità. Visto il passato di dipendenza dalla droga del protagonista del film si trattò di una scelta adatta.

          Da una parte lo ammetto, concordo con te anche sul film preferito, a ora The machinist è forse davvero il migliore. Il primo che abbia mai visto è stato Equilibrium, è una cosa diversa, forse l’ho apprezzato di meno. I prossimi in lista sono The prestige e soprattutto American Psycho… pare che abbia lasciato il segno e sono curiosissima di vederlo.

            1. Infatti, ho “scoperto” Bale da relativamente poco… per cui sto andando di film in film, dipende da quello che riesco a trovare. Me ne mancano parecchi… compresi Batman Begins e The dark knight. Ecco, su Exodus ho qualche dubbio, lo vedrò per curiosità, ma non mi ispira molto, più che altro per il soggetto.

              1. La trilogia di Nolan e The Prestige, questi meritano. Nella lista dei mancanti metto American Hustle, Il fuoco della vendetta e l’ultimo di Malick, che però deve ancora uscire.

  5. come sempre, bellissima questa tua analisi di un bel film, anche nei rimandi letterari che hai colto molto bene e che riesce, nel suo svolgimento, a catturare lo spettatore attraverso l’ossessione sogno-veglia-incubo-realtà che lentamente nasconde e risveglia tutto l’impianto di un’ottima sceneggiatura. Questi sono quel tipo di film che riescono a catturare l’attenzione dello spettatore in maniera totale e Bale, come hai ben precisato tu, fa veramente un’ottima interpretazione. A me personalmente a ricordato (anche se viaggia su altre coordinate) “Stay – Nel labirinto della mente” con Evan McGregor, un altro attore bravissimo che riesce, dentro un’altra trama allucinatoria, ha crearti quel senso d’inquietudine risolto poi nelle scene finali…
    Sempre bello leggerti !

    1. Grazie, davvero 🙂 devo ammetterlo, ricordo di aver visto questo film la prima volta con un’estrema difficoltà. L’atmosfera è resa molto bene ed è mefitica a dir poco. Direi che si tratta di un bel lavoro, accidenti. E quel film che mi citi non l’ho ancora visto, ma data la tua descrizione direi che lo cercherò molto volentieri… fra l’altro sono proprio curiosa di vedere Ewan McGregor all’opera, soprattutto con un soggetto del genere…

A te la parola