Tersite, parte 3: dalla parte di Tersite

Il libro di Tersite
L’ epopea degli eroi… La leggete nelle scuole. Non è vero? […] Omero, il poeta immortale, mi ha reso immortale sulla terra. Il peggiore e il più deforme di tutti, ero: guercio, zoppo, gobbo, con la testa a punta, maldicente, ingiuriatore e vile. Vile, ero: infatti non sapevo bene ammazzare, né rapire, né stuprare. E da Omero in poi sono stato consacrato al vituperio di tutta la vituperevole umanità. Là, nel piano di Troia, ero solo e indifeso contro la ferocia, la guerra, la sovranità armata, la prepotenza soldatesca, la obbedienza servile; e sono rimasto sempre solo, poi, nella memoria vostra: il vilipeso, il dannato, il bastonato del mondo eroico.” [C. Marchesi, Il libro di Tersite; Sellerio, 1993. P. 22]

Tersite è stato il motivo principale per cui ho deciso di farmi coraggio e dare uno sguardo più approfondito all’Iliade. Lo apprezzo: ecco, banalmente, perché questo blog porta il suo nome. Io per prima vorrei avere il suo stesso coraggio e parlare sempre secondo coscienza. Tante volte capita di restare in silenzio, sbagliando, o di non dire tutto. Parresiastes ante litteram, prende la parola in assemblea perché lo ritiene un suo diritto. Parla senza il timore di offendere il potente e lo fa a voce alta, senza vantare alcun lignaggio. Tersite insegna che si può e si deve avere il coraggio di quello che siamo e di ciò che sappiamo con certezza; a dispetto della sua fama, è tutt’altro che un vile e afferma il proprio pensiero, senza temere umiliazioni o né peggiori conseguenze.

Secondariamente, confrontarmi con la figura di Tersite è stato un ottimo esercizio per mettere in pratica il mio senso critico. Di fronte a una tradizione che impone un determinato modo di interpretare una figura o un testo letterario, è sempre possibile fermarsi e riflettere. Questo vale potenzialmente per qualsiasi cosa. Niente giudizi sommari, niente certezze accettate col minimo sforzo. Sia che io scriva di conclamate sciocchezze o di faccende più importanti e complesse, vorrei avere questo come linea guida: fermarmi, riflettere, proporre conclusioni secondo coscienza e, soprattutto, accettare il confronto, pretendere il confronto. Ci vuole coraggio anche solo per cambiare idea e ammettere, eventualmente, di avere sbagliato. Questo approccio mi ha insegnato Tersite.

Terzo punto, Tersite mette in evidenza quanto sia fondamentale chi racconta la storia. Nel I canto dell’Iliade, un uomo si espone contro Agamennone.

Ah, vestito di spudoratezza, avido di guadagno, | come può volentieri obbedirti un acheo, | o marciando o battendosi contro i guerrieri con forza? | Davvero non pei troiani bellicosi io son venuto | a combattere qui, non contro di me son colpevoli: | mai le mie vacche han rapito o i cavalli” [vv. 149-154]

Ma te, o del tutto sfrontato, seguimmo, perché tu gioissi, | cercando soddisfazione per Menelao, per te, brutto cane, | da parte dei Teucri; e per questo non pensi, non ti preoccupi, | anzi, minacci che verrai a togliermi il dono | pel quale ho molto sudato, i figli degli Achei me l’han dato. |Però un sono pari a te non ricevo, quando gli Achei | gettano a terra un borgo ben popolato dai Teucri; | ma il più della guerra tumultuosa | le mie mani lo governano; se poi si venga alle parti | a te spetta il dono più grosso. Io un dono piccolo e caro | mi porto indietro alle navi, dopo che peno a combattere. | Ma ora andrò a Ftia, perché certo è molto meglio | andarsene in patria sopra le concave navi. Io non intendo per te, | restando qui umiliato, raccoglier beni e ricchezze” [vv. 158-171]

Ubriacone, occhi di cane, cuore di cervo, | mai vestir corazza con l’esercito in guerra | né andare all’agguato coi più forti degli Achei | osa il tuo cuore: questo ti sembra morte. | E certo è molto più facile nel largo campo degli Achei | strappare i doni a chi faccia a faccia ti parla, | re mangiatore del popolo, perché a buoni a niente comandi; | se no, davvero, Atride, ora per l’ultima volta offendevi!” [vv. 225-232]

[Iliade di Omero, traduzione di Rosa Calzecchi Onesti; Einaudi, 2014. P. 11 e 15]

Leggendo le parole che Achille ha per Agamennone, penso ai vari intellettuali che hanno scritto di Tersite, delle sue “ingiurie atrocissime” (Longo), per poi chiedermi se le parole dell’eroe non siano più nette e taglienti. Com’è ovvio che sia, Achille non è mai stato altrettanto stigmatizzato, ma le sue parole anticipano quelle di Tersite. Alcune sembrano persino sovrapporsi.

Atride, di che ti lamenti? che brami ancora? | piene di bronzo hai le tende, e molte donne | sono nelle tue tende, scelte, ché a te noi Achei | le diamo per primo, quando abbiamo preso una rocca; | e ancora hai sete d’oro, che ti porti qualcuno |dei Teucri domatori di cavalli, riscatto pel figlio |preso e legato da me o da un altro dei Danai? | o vuoi giovane donna, per far con essa all’amore, | e che tu solo possieda in disparte? ma non è giusto | che un capo immerga nei mali i figli degli Achei. | Ah poltroni, brutti vigliacchi, Achee non Achei, | a casa, sì, sulle navi torniamo, lasciamo costui | qui, a Troia, a digerirsi i suoi onori, che veda | se tutti noi lo aiutavamo o no. | Egli che adesso anche Achille, un uomo migliore di lui, | ha offeso; ha preso e si tiene il suo dono, gliel’ha strappato! | Davvero ira non v’è nel cuore di Achille, è longanime, | se no, Atride, ora per l’ultima volta offendevi” [vv. 225-242]

[Ibidem, pp. 51-2]

Agamennone.jpegEcco tutto quel che si permette di dire Tersite ad Agamennone. Anche Achille accusa Agamennone di avidità, ma a lui è concesso. Tersite non è Achille, la cultura omerica concepisce chiaramente l’uno agli antipodi dell’altro, e questa differenza fra i due si ripercuote logicamente nella narrazione. Scomodando Pirandello per un attimo, Achille è qualcuno, può inseguire la gloria, il suo nome è conosciuto, mentre Tersite è niente e viene punito da una terza persona. Le parole di un nessuno non raggiungono Agamennone, ma la contesa fra quest’ultimo e Achille ha la base su una questione di potere, esiste un dialogo, entrambi possono ambire a discutere sullo stesso piano, per quanto sussistano differenze. Esistono ruoli precisi secondo la cultura omerica, ma nel tempo questa logica circoscritta spazialmente e cronologicamente l’abbiamo fatta nostra, per secoli ha riecheggiato, questa differenza, assunta acriticamente, non solo in tempi antichi, ma anche ai nostri giorni, fra traduzioni sbilanciate e manifestato disprezzo per un personaggio.

Chi racconta la storia può decidere come dovremmo interpretare quel racconto, ma possiamo dissentire, possiamo usare la testa. Dove sono le atrocissime ingiurie di Tersite ad Agamennone? Quando esattamente Tersite avrebbe offeso Achille? sembra proprio che parli a suo favore, definendolo anche migliore di Agamennone e vittima di un’ingiustizia. Chi racconta la storia decide chi sia un eroe, chi sia da venerare, chi sia degno di fiducia. E noi? Siamo sullo sfondo, a ridere di Tersite, come l’esercito di Achei? Noi possiamo cercare di comprendere, senza ridere, o ridendo, ma non di noi, perché noi in realtà dovremmo essere Tersite, non Achille, e non Agamennone.

6 pensieri su “Tersite, parte 3: dalla parte di Tersite

  1. Zeus

    Mi piace questo viaggio critico dentro il personaggio di Tersite. Mi piace perché, come dici te, è una scoperta di un personaggio letterario e, nello stesso tempo, di una blogger che scrive. Stai analizzando la maschera (nickname) che poi anticipa il tuo nome e il tuo pensiero. Stai verificando se la maschera/nickname assomiglia al contenuto/persona che la porta. Questo è difficile e molto interessante. Brava!!

    1. Grazie 😀
      Avevo veramente bisogno di un viaggio come questo, perché dopo anni di “perché Tersite?” ho dovuto scegliere come proseguire con maggior consapevolezza. Alla fine la risposta è stata la cosa migliore che potessi cercare, perché quella maschera di cui scrivi è davvero molto di quello che sono. Mi sono anche resa conto di scrivere più liberamente e facilmente, di cose che mi piacciono o meno, di concetti che mi stanno a cuore, tempo permettendo. Mica scontata come cosa. Rispondermi, in buona sostanza, è stata una gran liberazione.

      1. Zeus

        Già, io non mi sono mai posto questa domanda: Zeus? Perché Zeus? Semplice, perché sono io 😀
        momento cazzaro a parte, riuscire a capire perché si scrive, come si scrive e chi si è dietro quella maschera che si assume in pubblico (che può differire enormemente dalla persona o esserne prolunga virtuale) è importante per scrivere meglio, più leggeri e più consapevoli.
        Anche se la risposta è: tu sei diverso da chi impersoni. Succede e, in effetti, non è così strano in un mondo come il web.
        Fai conto che io, per capire un po’ di cose, anche se sotto forma metaforica etc etc etc, sto scrivendo una solfa di racconto come INFIERNO 😀 ahahaha

  2. Ho letto ieri dal telefono, quindi mi sono astenuto dal commentare per mancanza di una vera tastiera e di voglia di perdermi naso sul display mentre ero in giro. Dunque: questa terza parte mi ha fatto riflettere su molti aspetti della natura umana. Detta da una fonte “potente” qualunque cosa diventa bella. 😀
    O vai a dire a Achille qualcosa se hai cuore!

    1. Esatto! che è un po’ la sfiga che colpisce ciascuno di noi tipo un centinaio di volte al giorno nei più disparati casi. Mi fai pensare a una frase di de Crescenzo che ho letto nei mesi passati, messa in bocca proprio a Tersite. C’è un tale che esalta Achille come se fosse il meglio, a un certo punto arriva Tersite (la dinamica non è che me la ricordi benissimo, ma in soldoni andava così) e chiede perché ritenesse tanto importante Achille. Risposta, “è coraggioso in battaglia”. Al che, Tersite: “Ah beh, quando sai di essere invulnerabile… sai che sforzo…”. Al solito, c’hai ragione forse, almeno vuoi discutere, ma… digli qualcosa ad Achille 😀 per fortuna che c’è Tersite…

A te la parola