Il senso di Tersite per l’estate

Oh, facciamolo ‘sto tag, su benevolo consiglio di Zeus: la storia di Tersite nelle sue vacanze estive, quando non era sulla piana di Ilio a prendere scettrate in testa. Iniziamo subito, senza ulteriori preamboli!

BougainvilleaGioco in cortile

Cominciamo bene! Lo ammetto, non ne ho idea, non è che facessi tutti ‘sti giochi in cortile. Io andavo nel campo davanti casa e mi devastavo sotto il sole, letteralmente sguazzando nella terra. Raccoglievo piantine di camomilla in giro per il campo e ne facevo siepi enormi. Il profumo me lo ricordo ancora. Il cortile, più che altro, cercavo di evitarlo: il selciato rovente mi donava simpatiche ustioni, visto che camminavo perennemente scalza. Il momento più bello era verso sera: tutti erano fuori per annaffiare le piante di campo e giardino, l’aria diventava più fresca e si riempiva di piccole farfalle verde pallido, poi dopo il tramonto si vedevano le prime lucciole. I colori, la sera, erano tutta un’altra cosa. Mi mangiavano viva le zanzare, ma diamine se ne valeva la pena.

Gioco in spiaggia

Castello di sabbia.jpg

Castelli di sabbia. Se non mi vergognassi causa età e non odiassi mortalmente stare sotto il sole, ancora adesso mi metterei a fare i castelli di sabbia. Riuscivo a costruire robe dal mezzo metro in su, fatte interamente di guglie costruite con una miscela di sabbia (dalle mie parti si chiama “rena”) e acqua. Generalmente il castello era abitato da un migliaio di personcine invisibili che la sera dovevano morire tutte per effetto di crolli strutturali. Tanto, prima o poi sarebbe successo. Lo so, sono stata una pessima persona.

Fumetto

Paperino mese.jpegSolo in vecchiaia qualcuno mi ha fatto conoscere l’esistenza di Rat-man o anche solo della Marvel, per cui al tempo non leggevo niente di particolare. Al massimo mi compravo Paperino mese o Io Paperino. Esatto, perché la possibilità che il giornalino contenesse storie con Topolino mi dava un’indicibile tristezza. Tolleravo a malapena I grandi classici, perché il rischio c’era lo stesso, benché contenuto. Esatto, Topolino mi è sempre stato sulle scatole, con la sua aria da perfettino so tutto io, sempre pronto a mantenere la calma.

Cibo

Dipende. Quando andavo al mare a casa mangiavo solitamente il Blanco (o lo Stecco Ducale, con una certa riluttanza), gelato che già faceva presagire la mia attitudine al compromesso. Era ricoperto di cioccolato bianco e la cosa mi piaceva, ma aveva all’interno una striscia di gelato al caffé, gusto da me odiatissimo. Ora che ho sviluppato una dipendenza dal caffé, rimpiango il Blanco, che per l’appunto non esiste più, o meglio, è diventato un semplice gelato gusto fiordilatte. Niente cioccolato bianco, niente caffé. Che tristezza.

Schiaccia briaca Isola d'Elba.jpgLe mie settimane all’Isola d’Elba, invece, sono state dominate da una più ampia scelta in fatto di cibo. Ho sempre mangiato molto bene. C’era per esempio la focaccia meglio conosciuta come “briaca” fatta con l’uva, inzuppata d’aleatico e spolverata di zucchero. Buonissima, peccato per i semi che mi si piantavano regolarmente nei denti. Alla fine me ne fregavo, ma maledivo regolarmente me stessa.

È legato all’Isola d’Elba uno dei miei ricordi più antichi, dove una Francesca sì bambina ma già rompiballe piangeva perché credeva che sua madre le avesse ordinato dei tortellini in brodo. Volevo un piatto di carbonara e l’idea della minestra in brodo mi terrorizzava. Le fonti non concordano sul tipo di pasta da me desiderato, in realtà potevano essere benissimo degli gnocchi al sugo, considerando che se ordinavi una porzione te ne portavano circa 3 kg. Ed erano pure buoni, fra l’altro. Avevo già le idee piuttosto chiare.

Librogame La corona del mago.jpgLibro

Il bazar della spiaggia di Sant’Andrea (Marciana) mi ha sempre dato grandi soddisfazioni. Ho trovato tutto Il Signore degli Anelli e Il Silmarillion, ma soprattutto loro, i Librogame. Non so se ti è mai capitato di leggerne uno, era una specie di avventura fantasy (almeno, io sceglievo quelle) in cui impersonavi quello che ti pareva, dal mago allo gnomo armato d’ascia. Dovevi leggere un breve brano e seguire la storia, facendo di volta in volta una scelta contrassegnata da un numero. Il mio primo librogame fu nientepopodimeno che La corona del mago. Riuscivo a morire entro le prime 5-6 scelte, ne vado molto fiera. “Sei arrivata di fronte alla porta del castello, peccato che sia guardata a vista da un’orda di orchi. Tu cosa fai? Vai di soppiatto nella caverna al di sotto della torre laterale? (vai al 54) o mostri il dito medio al capo delle guardie e fai commenti offensivi su sua madre? (vai al 23)” Vedi tu cosa avrei scelto. Mediamente finivo infilzata da una picca o, ancor più spesso, giù in un burrone. Divertente sì. Soprattutto per il capo delle guardie.

 Film

Murdoch Ewan Stewart.jpg
Con la storia di questo signore qua ho fracassato le scatole a un’intera generazione. A chiunque si sia sorbito i miei discorsi, vi chiedo umilmente scusa. Al tempo pure io avevo bisogno di un eroe.

Ok, lo ammetto. Nel 1997 ho preso una botta tremenda per Titanic. Ci fu un’estate in cui l’avrò visto una cosa come tre volte. La storia d’amore mi ha sempre abbastanza irritato, perché toglieva spazio a quello che mi interessava realmente: i tizi che lavoravano a bordo della nave e si facevano un mazzo tanto. Io ‘sta cosa che la nave continuasse a stare illuminata così a lungo dopo la collisione m’ha sempre dato da pensare. Chi faceva funzionare le luci? E la gente che lavorava alle caldaie? E quelli che dovevano mettere tutti sulle scialuppe? E il tizio che va a finire contro l’iceberg e poi si spara? Al momento della scomparsa di Jack, già piangevo da tipo un’ora. Se credi che questa cosa abbia smesso di perseguitarmi, ti sbagli, perché rimane una delle mie più vive fissazioni.

Altri film esitvi? Fantozzi e mettici anche i due Fracchia, Fracchia e la belva umana e Fracchia contro Dracula. So a memoria tutti i Fantozzi. Non sono solo i film dell’estate, ma i film della vita, la mia poco ma sicuro. Sono quelli che hanno unito una famiglia e che anche adesso mi fanno sorridere quando li vedo, hanno voluto dire iniziare a riflettere su tutto e a fare autocritica. Mi sono talmente dentro che mi meraviglio di non averne ancora scritto in questo blog.

Luogo

Isola d'Elba.jpgNon potevo che passare le vacanze a casa mia, d’altra parte sono nata in una fighissima località turistica, una di quelle che ti fanno dire “ah, bello, ma non ci vivrei“. Ah, ma io un po’ li capisco, quelli che dicono così. Sarò sincera, pure io l’ho pensato a volte e sai perché? Perché quando c’era bassa stagione non c’era un fico secco e quando c’era alta stagione pareva di essere in una metropoli. In centro, è stato più facile trovare una boutique di lusso che un negozio per una persona dalle necessità meno costose. Detto questo, amo comunque la mia casa, il legame che c’è non si spezzerà mai. Oggi non non vi abito più, ma ogni tanto ci passo e devo riconoscere che sembra un giardino. È sempre più bella, c’è poco da fare.

Le vacanze, quando possibile, le ho regolarmente passate all’Isola d’Elba. Non devo aver mai dato da pensare che apprezzassi la cosa, ma col senno di poi ricordo quel periodo con affetto e anche con un po’ di rimpianto. L’Isola d’Elba può offrire molto, basta saper cercare, la gente è cordiale e si mangia molto bene. Acini dell’uva a parte.

Videogame

Super Mario World angry sun.jpgHo iniziato la mia dipendenza a giocare a titoli più “seri” relativamente tardi. Fra i titoli potrei citare Black & White, Morrowind, Oblivion, e Alpha Centauri con relativa espansione, ma il primo fu Tomb Raider III.

Prima di tutto questo, come non ricordare le partite a Street Fighter 2, Super Mario 3 o Super Mario World (sempre per Super Nintendo), dove venivo regolarmente aizzata da mio padre a superare l’ennesimo maledetto livello, pena la sottrazione della cena e improperi vari. Ricordo con un certo terrore il livello col sole che ti inseguiva, una roba allucinante. C’erano giorni in cui riuscivo a seccarlo e allora sì che potevo bullarmi, anche per quindici minuti di fila.

Hotel.jpgGioco da tavolo

Interminabili partite a Hotel e Trivial pursuit, grazie al quale ho iniziato a esercitarmi nella nobile arte della saccenza, indubbiamente aiutata dal fatto che le domande fossero bene o male sempre le stesse.

 

Giocattolo

Lego System Castello.jpgI Lego. Non ho nessun dubbio a riguardo. Quando mi spostavo all’Isola d’Elba, metà del mio bagaglio era costituita da Lego. Avevo questa valigia celeste piena di mattoncini, divisa in tre scomparti chiusi da altrettante piattaforme per la costruzione. Come sulla spiaggia, si confermava l’amore per i castelli.  Dopo questo momento amarcord m’è tornata la voglia di andare a cercare quello che rimane dei miei preziosi averi, in modo particolare il cavallo nero con relative bardature, il drago, spade, scudi e l’indispensabile bacchetta del mago. Avevo anche qualcosa con i pirati, ma ricordo di aver preso solo quanto mi servisse per rimpinguare la mia riserva di armi bianche. E le barche. Il castello aveva bisogno di un porto e di barche.

Le giornate piovose all’Isola d’Elba erano tutte devote a questa unica cosa. Il residence dove solitamente andavamo aveva casette simili, con questa vetrata che dava fuori su un piccolo giardino recintato. Mi appostavo al tavolo di fronte alla suddetta vetrata e costruivo l’ennesimo castello, ascoltando la pioggia in sottofondo. Era una cosa bella come poche, te lo posso garantire.

Televisione

Giochi senza frontiereGiochi senza frontiere. Era una roba inspiegabilmente bella, da vedere fuori con la televisione a capotavola e i cavi che correvano per terra. C’era da rimanere asfissiati dagli zampironi, ma chissenefrega. Lo farei anche ora, se potessi, soprattutto se trasmettessero ancora un programma come questo.

Poi non sarebbe stata veramente estate senza vedere Aria Fresca e/o Vernice Fresca, un programma al tempo trasmesso dalla Bussola sull’allora Video Music o Telemontecarlo. Giorgio Panariello non era ancora testimonial della Wind, ma faceva già Mario il bagnino. Impagabile. Al tempo mi divertiva parecchio.

Canzone

Il primo tormentone della mia vita è stato All that she wants degli Ace of base, mannaggia che tristezza. Grazie, Festivalbar. Davvero.

Life

Life? Di già non sopporto quando vedo la gente scrivere/dire food intendendo cibo, figuriamoci ora con life… Non lo so cosa scrivere sotto Life, se non che in quanto a vita l’estate qualcosa sicuramente me l’ha lasciata. Durante l’estate ho imparato a nuotare. Sembra facile, che ci vuole? Non è mica così semplice, soprattutto per una come me che aveva il terrore di mettere la testa sott’acqua. Scuse, giustificazioni, valeva tutto per convincermi a non fare qualcosa per uscire da quel blocco. Sai come ho imparato a nuotare? L’istruttore mi prendeva e mi buttava nell’acqua alta. Lo so, è poco ortodosso, ma alla lunga ho imparato proprio grazie a lui, gli sono grata per avermi insegnato che si può e si deve aver coraggio. Si supera anche la paura. Dico tanto di odiarla, l’estate, ma cavolo, a pensarci bene un milione di cose bellissime sono successe proprio per colpa dell’estate.

Piscina.jpg

19 pensieri su “Il senso di Tersite per l’estate

  1. Zeus

    Che ricordi. Tu hai ricordi marinari, io montagnosi. Ma comunque rimangono delle cose comuni dell’infanzia:
    – abbasso Topolino, viva Paperino et similia.
    – i videogiochi pochissimi, ma mi sono ricordato che agognavo per avere il Gameboy… mai avuto, ovvio.
    – i film di Fantozzi etc sono l’ABC della cultura televisiva. GIochi senza frontiere ha forgiato generazioni di nuovi adulti.
    – Festivalbar ha ammazzato il buon gusto della gente. Gli Ace Of Base giravano a nastro, che palle. Mi ricordo che un mio amico delle elementari ne era fissato. Appena ho sviluppato un gusto autonomo, mi sono allontanato dalla radio e dai tormentoni. Un tempo guardavo anche il concerto del 1° maggio – poi mi sono depresso. In compenso sono riuscito a vedere i Pink Floyd al Live Aid (quello nuovo) e vabbeh, tutto faceva senso.
    – Il Titanic non l’ho mai visto 😀
    – I libro-game!!!! Dimenticati. Dannazione. I libro-game. Quanti ne ho letti? Ne ho presi decine dalla biblioteca. Già al tempo ero una brutta persona e, come te, rispondevo un po’ arrogante alle scelte o, cosa di cui mi vergogno adesso, mentivo sul “tiro del dado”. Scusa classica? No, era una prova. No, mi è scivolato il dito 😀
    Mi sento una persona infima ahahahahah

    1. 1) Il Gameboy… cavolo, ce lo aveva mio cugino, quando potevo glielo prendevo in prestito (rubavo, in realtà, finché non se ne accorgeva… è successo un paio di volte ma sono stata tanto felice) e pensavo a tutti i giochi meravigliosi che avrei potuto provare. Al tempo mi pare di aver avuto ancora il Nintendo base (il Nes per intendersi) e tre giochi:
      – PRO AM – un atroce gioco con le macchinine che portava a fratture familiari tremende nel caso non riuscissi ad arrivare almeno fra i primi due. Esatto, lo vivevo con un certo terrore, fra macchie d’olio per terra e le frecce per l’accelerazione stavo perennemente in stato d’ansia.
      – Super Mario 3
      – Duck Tales – lo avrò finito anche con un braccio legato dietro la schiena. E qui penso che in televisione quando c’era Duck Tales ero in prima fila.
      2) Non solo Ace of Base, anche Lou Bega e tutta quella roba marcescente che passava la radio. Guardavo pure Mtv a volte e ricordo di essere rimasta colpitissima dai Depeche Mode. Per fortuna che già ascoltavo i Queen. Musicalmente, avevo tantissimo da ascoltare e televisione/radio non mi aiutavano di certo. Sant’Iddio gli Ace of Base.
      3) Io il dado manco lo lanciavo, né un dado vero e proprio, né quei dadi che stavano stampati su ogni pagina. Andavo a caso e a volte tornavo indietro. In quanto a infimitudine non ho niente da invidiare.

      1. Zeus

        Ah, il nintendo base! Io no, niente nintendo. Ero uno che aveva le cassettine con il Commodore o il gioco del tennis (due strisce verticali e un pixel che girava per lo schermo) su Spectrum. Il Gameboy era solo Supermario Bros, il resto non lo conosco. Quando ero da conoscenti, a volte, giocavo con il nintendo… ma era fuori dal “mio tempo”.

        Lou Bega, al suo massimo “splendore” con Mambo N.5, è arrivato quando ero uscito dall’adolescenza brutta, quella dei giochi in spiaggia, cortile etc. Ace Of Base con All that she wants ci stava, Ma la vera adolescenza, quella a cui mi riferisco con depressione e ricordi sfumati, è quella di metà/fine anni 80. Dove la musica, pop, aveva dato il peggio di sé.

        Ah, ma tu sei una PRO. Niente da dire. Io ci tentavo di tirare, poi tornavo indietro perché sono una bruttissima persona 😀

        1. Anni ’80. Se ci penso, credo di aver rimosso tutto o quasi. Volontariamente. Questo è uno dei motivi per cui mi ritengo immune a tutte le operazioni amarcord possibili immaginabili. I colori, il modo di cantare, praticamente tutto quel mondo anni ’80 (da me fondamentalmente identificato proprio con la fine del decennio) che ho ricordato di aver vissuto mi creava una certa repulsione. Quello che si può salvare, lo tengo nel cuore, ma c’è tanto che non riesco a sopportare. Hai presente Drive in? Ricordo due cose: primo, mi piacevano alcuni comici, alcuni li ricordo anche con affetto (ma perché magari ci ridevo in famiglia), secondo, ho sempre detestato il contesto alla Drive in, l’eccesso burlone, la cultura ammeregana che ti si appiccicava addosso non volendo, i colori vistosi, il tutto vistoso, dalle acconciature al modo di fare in generale, tutti quei culi e quelle tette. Ok, piacciano o no, chissenefrega, parlo per me. Si tratta proprio di un modo di vivere plasticoso, di musichette che tendono al jingle, quella bella musica inutile che diventa ascoltabile giusto nella sua forma trash. Lou Bega era già avanguardia, un po’ come Muosse-T ed Emma Lanford, difatti siamo alla fine degli anni ’90. Eh, a pensarci bene altro che infanzia, ero quasi maggiorenne.
          Si, sono una PRO. E mi struggo, perché ho voglia di leggermi un bel libro game. I miei sono stati buttati via senza che lo volessi, è stato un trauma. Voglio rimediare, ne ho bisogno. Ok, dopo questo tag ho una smodata voglia di Fantozzi, Lego e Librogame 😀

          1. Zeus

            Ho presente Drive In e sai che non mi è mai piaciuto più di tanto? Ok il tormentone, ok alcuni comici, ma proprio non riuscivo a reggerlo per molto. Non so perché. Ma non ho mai sopportato neanche gli altri programmi simili o quelli comici per più di tanto (l’unico era Zelig, ma dopo un po’ mi irritava e non riuscivo a vederlo).
            I libro game ti riportano all’infanzia, ai momenti di tranquillità in cui potevi crearti un’avventura enorme, barando, da solo 😀
            Anche io, come te, ho cancellato molto delle grandi cose degli eighties… penso sia naturale e uno spirito di autoconservazione eheh.

            1. Se hai a che fare con gli anni ’80 è un dovere, c’è troppa fuffa e, qui da noi nello specifico, troppa roba preconfezionata. Drive in è l’antesignano di Zelig, da un certo punto di vista, come contenitore e come contenuto. Certo, Zelig è meno “ammereganizzato”, ma vuole sempre dettare le regole del gioco in quanto a comicità e non solo. Come posso dire… è tutto “istituzionalizzato”. O almeno così mi sembra. C’erano come in Drive in cose che mi piacevano, ma il resto era sempre un po’ così politically correct che mi passava regolarmente di mente. C’è stato di peggio eh, tipo Colorado café versione rutto libero (per dire comicità molto spicciola e reiterata). Sarò all’antica, ma continuo a preferire Rieducational Channel.
              E sai cosa ho sempre odiato a morte? Le “ospitate”. C’è il tizio che conduce e a un certo punto arriva l’obbligo fisiologico di far comparire un tizio a cantare la sua cavolo di canzone pop contemporanea con conseguente scartavetramento di scatole (diciamo scatole), lì allora era troppo tardi. E sono tutti amici, eh, non ti sbagliare, si vogliono tutti bene, si conoscono dall’infanzia, non è che sono lì per pubblicizzare il tour o il disco, no, lo fanno per la gloria.
              I libri game. Ormai sono giunta a una conclusione: primo, devo rileggerne uno, secondo, voglio provare a scriverne uno.

  2. Non fosse per Titanic, che ti rende una persona veramente da biasimare*, sembri uno dei miei amici dell’infanzia che fu. Ps.: non ho mai scritto un libro game… az devo porre rimedio.

    Odio il caldo, davvero, lo ricordo piacevole solo dopo una certa età perché faceva vestire poco le ragazze, ma poi ho capito che l’aria condizionata o i 1500 metri di quota erano più piacevoli… 😀

    *ma del resto anche Nathan Never ha una storia oscura nel passato.

    1. Eh, ti capisco, lo so che sono da biasimare 😀 ho provato a convincermi del contrario pensando di aver amato solo una parte del suddetto film. Che poi è vero, se mi capitava di sentire la celeberrima canzone della colonna sonora, quella di Celine Dion mannaggia la miseria, avvertivo un’irrefrenabile desiderio di picchiare qualcuno. Anche adesso, non sopporto tutto quello zuccheroso apparato di cuoricini e sacrificio. Che palle! (si può scrivere “che palle”?) Comunque, alla fine un po’ di biasimo me lo merito lo stesso. Accetto questo come il mio lato oscuro.
      1500 metri e anche più su. Ora come ora non mi posso spostare, ma la perfezione sarebbe ritirarmi in un rifugio con una biblioteca, poche persone fidate e un bel gatto tigrato. Andrebbe bene anche un Jack Russel, nel caso.
      ps. sul Librogame ho un’idea veramente allucinante, era da un po’ che volevo parlartene, è allucinante ma proprio per quello mi piace! presto su questi schermi 😀

  3. Pingback: Una domanda estiva | ilperdilibri

  4. Esperienze simili: anche io per anni Disney a palla, anche io in seguito supereroi assortiti; il mio primo tormentone fu ‘Vamos a la playa’ dei Righeira… 😀 Però quando hai citato le “interminabili partite a “Hotel” mi sono commosso: anche io per un certo periodo con gli amici qui a Roma, “Hotel” a raffica, con uno che tirava i dadi ‘a cavolo’ annunciando: “Tutto il ‘President’!!!”. Bum: gratis!!!! 😀 😀 😀 Il posto dove abiti sarà pure un deserto d’inverno e un caos d’estate, ma nel caso mi volessi ospitare… 🙂

    1. Vamos a la playa e i Righeira, ommioddio 😀 il testo dell’anno praticamente, meraviglioso!
      Io avevo un debole per il Boomerang, non se lo filava nessuno, ma era semplice da costruire e poteva garantire una discreta rendita. Certo, oh, il President poteva garantirti la vittoria, altro che! E a pensarci bene, non mi è mai piaciuto troppo il Monopoli, troppo asettico. Hotel invece… amore fatto gioco in scatola. Si trovasse ancora e non costasse quanto la cessione di un rene, ne metterei una bella scatola al pub.

      1. Io feci tutti i calcoli, scoprendo che il Boomerang era il più redditizio in assoluto; così cominciai ad accapararmelo sempre per primo; non ci volle molto perché gli altri scoprissero il trucco… 😀

A te la parola