The Babadook (2014)

Locandina The BabadookPotrebbe non essere facile per me scrivere di questo film. Perché? Perché mi è piaciuto troppo. Tanto lo so come va a finire: lo guardo una decina di volte, lo seziono, mi impunto a cercare una struttura o i riferimenti ad altri film… Io sono tutta contenta, ma voi vi rompete i maroni. Garantito. Allora, sapete che c’è? Siccome non vi voglio sulla coscienza, questo coso che sto scrivendo sarà diviso in due parti, una per voi e una per me – e per chi avrà il coraggio di andare avanti.

The Babadook (2014) è stato una specie di caso cinematografico, è piaciuto praticamente a tutti; è un ottimo horror che non abusa di luoghi comuni, con un cast che funziona alla perfezione. È stato girato in gran parte ad Adelaide, Australia, per cui scordatevi i cimiteri indiani riconvertiti in terreno edificabile. A quel che ne so, stranamente (?!) non sarà distribuito in Italia e il suo titolo non sarà miseramente storpiato da qualche cialtrone (almeno per ora).

Babadook locandina italiana[Aggiornamento: The Babadook sarà distribuito in Italia col titolo Babadook. Non potevano mica tenere così un titolo, figuriamoci, non sarà molto ma sono stati in grado di cambiare anche questo. Se non altro il cambiamento è minimo e ovviamente inutile, ma non troppo dannoso. È già qualcosa. Giorno d’uscita il 15 luglio 2015]

Trama. Amelia (una favolosa Essie Davis) vive col figlio Samuel (Noah Wiseman), il bambino che tutte le mamme vorrebbero: affettuoso, vivace e in grado di confezionare pezzi da mortaio M224 da 60mm. Non c’è da sorprendersi se ogni mattina Amelia è costretta a perquisire il figlio prima che vada a scuola, onde evitare che si porti dietro catapulte rudimentali, petardi o altre diavolerie. D’altra parte, Samuel non ha avuto un’infanzia semplice: il giorno della sua nascita coincide con quello della morte del padre, vittima di un incidente d’auto mentre portava sua moglie Amelia in ospedale. La vita scorre più o meno normalmente, finché una sera Samuel si fa leggere una fiaba, “Mister Babadook”: da quel momento madre e figlio non avranno pace, perseguitati da un’entità malvagia che sembra aver infestato la casa.

The Babadook guardare sotto il letto fa sempre maleL’intera vicenda ruota intorno ai personaggi di madre e figlio, andando progressivamente a convergere su una coppia interpretata in modo convincente dalla Davis e da Wiseman. Il risultato è una pellicola classica con qualche spunto inaspettato, coerente e con attenzione al dettaglio, semplice ma profonda. Nessun orpello. Il bello è che se volete divertirvi con un film, sarete accontentati: questo è un horror come non se ne vedono da anni. Se invece cercate qualcosa di più elaborato, The Babadook potrebbe ugualmente sorprendervi. Dipende tutto da voi e da cosa cercate.

Houdini manifesto escapologiaInizia tutto con la presentazione di madre e figlio, dapprima spesso come voci fuori campo; fa da sfondo un montaggio di particolari: una sega che taglia il legno, un poster di Harry Houdini, immagini della casa, la porta di una stanza nel sottoscala, una collezione di insetti imprigionati nel vetro. Samuel è appassionato di magia. Desidera l’attenzione della madre, che vorrebbe proteggere da ogni pericolo, vero o immaginario che sia. Amelia è tutta la sua famiglia e lo ama con tenerezza, ma nei suoi occhi si legge molta stanchezza. Samuel ha serie difficoltà a relazionarsi con i suoi coetanei e finisce regolarmente con l’essere emarginato: assorbe interamente la vita della donna, che cerca uno spazio per se stessa, lontano da un lavoro che non ama e dal figlio stesso.

Essie Davis The BabadookLo sguardo che Essie Davis conferisce al suo personaggio racchiude tutto: giorni tutti uguali, iniziati con mattine in cui è pesante ricominciare. Il loro è un rapporto difficile, fra un bambino che chiede attenzioni e una madre che non riesce a offrirle, incapace di parlare con la sorella per più di cinque minuti senza che Samuel faccia del male a qualcuno – o a se stesso. Nella prima fase del film, è Noah Wiseman scena dell'auto The Babadookproprio il bambino a sembrare il mostro. In una scena, la Kent fa distorcere la voce di Samuel fino a renderla irriconoscibile, assordante e fastidiosa, sostenuta da un’espressione altrettanto eccessiva. Per un attimo, il terrore nasce dal malessere personale di Amelia, come se questo non facesse che acuire i capricci del bambino.

E arriva dunque la sera in cui Amelia legge una fiaba della buonanotte, “Mister Babadook”.

The Babadook“Se pronunci una parola, o lo stai a osservare/ del Babadook non ti puoi più disfare./ Se intelligente tu sai essere, e sai cosa vedere,/ allora puoi avere un amico speciale./ […]/ un suono impercettibile e quindi tre colpi: Ba ba ba dook dook dook!/ Questo è quello che indossa in testa/ è carino, non pensi?/ Striscia di notte nella tua stanza/ e non potrai più chiudere occhio./ “Presto mi toglierò il mio divertente travestimento/ (attento a quello che hai letto)/ e una volta che hai visto ciò che sta al di sotto…/ desidererai solo essere morto.”

The Babadook libroSamuel è terrorizzato e inizia ad avere incubi. Amelia decide di far sparire il libro, ma questo riappare, proprio sul davanzale di casa. Le pagine hanno cambiato aspetto e il contenuto è diventato più esplicito e minaccioso: Amelia ha lasciato entrare il Babadook nella sua vita e questo la porterà alla follia, spingendola al suicidio, non prima di aver ammazzato il cane e il figlio.

Da qui in poi, il ritmo non subisce una vera accelerazione; la vicenda continua a svilupparsi intorno ai personaggi, quasi indipendentemente da loro. Se da un lato la casa si fa più stretta e i colori diventano più lividi e bluastri, dall’altro le cose diventano più chiare per chi guarda. Iniziamo a entrare più spesso nella porticina nel sottoscala e prendiamo confidenza con il lato nascosto della casa. Il ripostiglio contiene soprattutto i ricordi del marito di Amelia. Un violino, dei vestiti, alcune foto. Samuel usa questi oggetti per creare un pubblico per il suo spettacolo di magia, ma Amelia non approva: si tratta pur sempre di tutto ciò che le resta del suo grande amore. Nascono grossi litigi e col passare dei giorni gli attacchi del mostro si fanno sempre più serrati; Amelia si renderà presto conto di essere sul punto di cedere, arrendendosi alla profezia del libro. Eppure, nonostante tutto, continua a negare l’esistenza del Babadook. Samuel è più aperto e sembra comprendere come si stia evolvendo la situazione: avverte sua madre sulla strategia del mostro, giurando di proteggerla e di non abbandonarla in nessun caso. Difficile essere scettici: l’entità misteriosa è una presenza costante, anche se talvolta Amelia sa vedere solo se stessa come il vero mostro.

Monster Jennifer Kent pupazzoMonster (2005). Il soggetto di questo film ha un precedente, Monster, un corto girato da Jennifer Kent. Potete trovarlo qui, ma se avete intenzione di vedere The Babadook, non iniziate da Monster: sarebbe come vederne una copia in piccolo, anche se non potrebbero essere più diversi. È la stessa Kent a definire Monster un “baby Babadook”: si ripetono ambientazione, oggetti, gesti, interazioni fra i due protagonisti e fra questi e l’antagonista, ma nel lungometraggio tutto acquisisce un nuovo senso, dove ogni cosa ha il proprio posto. Ci sono due bambini difficili e due madri in difficoltà, due fornelli accesi e due pentole che rischiano di bruciarsi sul fuoco. Eppure, dalla madre di Monster all’Amelia di The Babadook c’è un’abisso, un notevole arricchimento in particolari, ricordi, rimpianti, delusioni, perdite. Quelle delle due madri sono due solitudini diverse e altrettante incapacità di uscirne. Il bianco e nero di Monster diventa in The Babadook il colore al servizio della vicenda. Persino i finali sono somiglianti, ma viene da sé come quello di The Babadook conferisca alla storia una degna conclusione e un completamento nel senso. Non posso dire che sia semplicissimo da cogliere, ma probabilmente è il miglior finale possibile, nella sua delicatezza e nella sua amarezza.

Babadook Amelia


Ok, d’ora in poi potrebbero esserci molti spoiler… continuate a vostro rischio e pericolo.

Medea, affresco di Ercolano
La Medea di un affresco di Ercolano (70-79 d.C.), copia romana di un originale greco di Timomaco del 50 a.C. ca.

Quello che NON è The Babadook (…Baby Blues, 2008). Dopo aver visto questo film, ho avuto serie difficoltà a definirlo un “horror”, non in senso stretto. Non lo definirei nemmeno un thriller psicologico. Quello che Amelia ha conosciuto e amato come marito è un padre sconosciuto – ma amato – per un figlio nato “solo”. Samuel e Amelia rappresentano due modi di reagire e rivendicare qualcosa – o qualcuno. Una reazione potrebbe essere la violenza, come almeno fino a un certo punto sembra accadere per Amelia. Questo film affronta temi difficili con una sensibilità tutta particolare e una leggerezza straordinaria. Idealizzazione di un ricordo, elaborazione del lutto, senso di abbandono, depressione. Non è semplice, ma quello di The Babadook è, almeno per me, un tentativo ben riuscito.

Stiamo parlando di una storia vecchia come il mondo, la madre che vive in modo (estremamente) conflittuale il proprio ruolo. E senza stare a tirarsela troppo con Euripide e Medea (la donna che uccide i suoi figli, dopo che il suo uomo, Giasone, l’ha abbandonata), potrei invece citare un abominevole filmaccio che persino io mi vergogno di aver visto, Baby Blues (2008). Il concetto di fondo è sempre lo stesso: una donna perennemente ignorata dal marito, vive come un peso la sua maternità. Sembra che vi sia una qualche attenzione alla tematica a partire dal titolo, visto che con baby blues si intende la fase che può precedere la depressione post-partum. Peccato che finisca tutto qui e che in Baby Blues sia pressoché indifferente che l’assassino sia una madre; trattasi di semplicissimo slasher, magari un tantino più disturbante, perché le vittime sono bambini, perché è tratto da una storia vera e perché non ha nessun ritegno nell’essere idiota. Mototrebbie dall’aspetto aggressivo, forconate, specchi vintage ripetutamente conficcati nella schiena… Certi personaggi sono un’offesa all’intelligenza umana; l’unico essere vivente con sprazzi di logica è il figlio maggiore, perché gli altri due si mettono praticamente in fila per essere macellati. Sorridendo eh. Ecco, questo è esattamente quello che non è The Babadook.

The Babadook tratta la tematica con intelligenza e senza alcun pietismo, accettando l’umanità di una madre dai sentimenti non necessariamente puri o eroici. Quando iniziamo a scendere le scale nella stanza “segreta”, non abbiamo a che fare con il classico artificio da film horror. La luce funziona benissimo e non ci troviamo necessariamente nella tana del mostro: è lì che si trova il classico passato che non vuole passare, affrontato diversamente da madre e figlio. Amelia reagisce con dolore quasi fisico, sprofondando lentamente in una depressione da nascondere e mancando di una vera volontà di risolvere il proprio problema. Lei non desidera l’amore, è totalmente sorda agli stimoli esterni e disperatamente attaccata al passato. I vestiti del marito non possono essere toccati da nessuno e così il suo violino. Samuel, invece, costruisce il ricordo di una vita che non ha potuto vivere, solo grazie alle foto. Prova a ricostruire una famiglia nella sua immaginazione: per lui, il sottoscala non è la tana di un mostro, ma un rifugio pieno di oggetti che possono restituirgli qualcuno.

libro mister BabadookI particolari sono ricercati e scelti con attenzione, a partire dal libro in pop-up. Pare che sia piuttosto richiesto da un certo numero di fan in giro per il mondo. Comprensibilmente. Il Babadook in quanto personaggio ha ottenuto molti consensi, dimostrato di possedere un buon carisma e ispirando qualche variante sul tema. …ma cos’è il Babadook?

Baba Yaga
Baba Jaga, in un’illustrazione di Ivan Bilibin.

Babadook/Amelia. Prima di tutto, bisogna dire che il Babadook non esiste; rimanda a una genia di uomini neri e ombre, (Messer) Babau, Boogeyman, Babaroga… ma di fatto è un’invenzione di Jennifer Kent. Non esiste nella tradizione letteraria; in un’intervista, la regista afferma di aver voluto creare una sorta di “mito personale” modellato sulla figura del Babaroga serbo, su suggerimento di un amico scrittore. Per intendersi, il Babaroga è quello che nella tradizione russa viene chiamata Baba Jaga, un personaggio fondamentale della fiaba “Vassillissa la bella”. Baba Jaga è fisicamente simile al Babadook, con la sua figura allungata, le unghie lunghe e la faccia arcigna e spaventosa.

Vassillissa la bella (CC-0) 1902 Bilibin
Vassillissa la bella

Nella storia, Vassillissa la Bella (dalle trecce bionde come Amelia) viene mandata dalle sorellastre a casa della Baba Jaga. Aiutata da una bambola magica, riuscirà a compiere tutto il lavoro che la Baba Jaga le ordina di fare, guadagnandone la stima. Baba Jaga è minacciosa, ma non è necessariamente un personaggio negativo: nei giorni in cui starà da lei, Vassilissa crescerà come persona e una volta tornata a casa si prenderà una rivincita nei confronti delle sorellastre. Potremmo considerare la casa di Baba Jaga come una sorta di confronto con la realtà brutale della vita; la ragazza ottiene alcune risposte e comprende che non si può conoscere né padroneggiare tutto. Il personaggio del Babadook è un classico mostro/antagonista, ha una personalità propria, non è necessariamente negativo e ha affinità con la protagonista. Grazie a lui Amelia inizierà un percorso doloroso, ma necessario per rimettersi in piedi e scoprire cosa sia realmente in grado di fare. Amelia toccherà il fondo, risalendo grazie alle proprie forze e vedendo infine la sua realtà con occhi totalmente nuovi. Entrambe sono storie di formazione, scendendo agli inferi per poi tornare alla luce.


Cthulhu sketch by Lovecraft
Cthulhu, in un disegno di H. Lovecraft. Ho sempre nutrito una certa simpatia per questo mostro. In fondo, anch’io mi incazzerei dovessi stare chiusa per l’eternità dentro una grotta allagata e piena di pesce puzzolente. Povero, dovessi incontrarlo gli offrirei una bella fetta di torta – basta che non mi mangi.

Vorrei concludere scomodando uno dei miei mostri preferiti di sempre, tale Cthulhu. L’uomo che l’ha creato, Howard P. Lovecraft, ha avuto il merito di dare un carattere alle visioni dell’orrore, come se esistesse una ragione dietro a certi incubi e che molto possa nascere dentro di noi. Il grande Cthulhu non è solo un abnorme essere che vive nelle profondità della terra, ma qualcosa che rappresenta una specifica, diffusissima frustrazione. Gigantesco, fetido e solitario, vegeta dentro una grotta che si trova in un’isola che appare e scompare. Si palesa a poche persone, che fa letteralmente impazzire e non è un caso che scelga prevalentemente un certo tipo di vittime. Appare in sogno a reietti della società e mostra loro città sprofondate negli abissi, parlando una lingua incomprensibile. Cthulhu rappresenta l’incapacità di trovare il proprio posto nel mondo e nella vita, la grande disperazione del non comprendere e non farsi comprendere. Per questo Cthulhu colpisce l’immaginazione del poeta e del marinaio: i primi sono dotati di una sensibilità talvolta eccessiva, capaci di un’immenso senso della bellezza, ma troppo spesso fraintesi ed emarginati; i secondi sono sempre in viaggio, non hanno radici né punti di riferimento, spesso muoiono lontani da casa e senza una sepoltura. I poeti e i marinai non si vedono riconosciuti i propri meriti.  Chtulu li sa controllare, perché sono più inclini alla sua influenza. Senza ulteriormente scomodare Lovecraft, mi viene da concludere pensando che, forse, il Babadook sia qualcosa di simile: il classico mostro che può controllarci grazie alle nostre debolezze, così come fa con Amelia, che fino all’ultimo non ne accetta l’esistenza. Solo quando decide di affrontarlo, conoscendone la natura, può contrapporsi efficacemente, scacciando la sua influenza – fisicamente e mentalmente.

Il finale del film altro non è che una dimostrazione di questo, dove si dovrà arrivare a una soluzione, partendo dal presupposto che certi mostri non moriranno mai – almeno finché vivremo.

Essie Davis The Babadook

61 pensieri su “The Babadook (2014)

    1. Grazie 😀 mi sono un po’ assentata, ho avuto tanto da fare e sinceramente avrei preferito evitare, ma lasciamo perdere… ora però mi devo rimettere in pari, sarà un lavoraccio :mrgreen:

  1. !!!!! Primo !!! 😀 sì ne ho letto tanto bene in giro…e tu mi confermi il buono che se ne dice….. Xo’ io con le case infestate e i bimbi indemoniati et similia ho un po di difficoltà 😀 ecccc’ho pauuuraaa 😀 😀 se supero lo scoglio lo sbircio….poi vado a letto con l orsakkiotto 😀

    1. Ahahaha ma daaai non ti ci vedo mica sai? Il bambino comunque non è indemoniato, anzi, è proprio un eroe (proprio il classico cavaliere senza macchia e senza paura, alla fine ti ci affezioni) e la mamma ha veramente carisma da vendere…

      …e dai, le case indemoniate sono divertenti… mi sarò vista un trilione di film sulle case infestate 😀 dopo Poltergeist visto da piccola non mi sono più ripresa… Inutile dire che senza orsacchiotto non mi addormentavo, ma ne è valsa decisamente la pena. Questo film comunque te lo consiglio assolutamente, è favoloso! e te lo dice una che di solito quando in troppi osannano un film lo evita come la peste…

        1. E non solo! poi ho sentito delle brutte storie della bambina protagonista… il terrore anche fuori dallo schermo 😦 però veramente, ho troppi ricordi su questo film, fra cui il farmi del male aspettando di vederlo da sola a notte fonda mentre i miei dormivano. La scena dell’albero, e la scena del televisore… Poi la mattina dopo: “Francesca, ma hai dormito male stanotte? Non avrai mica visto qualche filmaccio dell’orrore?” Sono sempre stata senza speranza 😀

    1. Grazie! io purtroppo l’ho visto su schermo minuscolo (portatile) e diamine se rimpiango di non averlo visto al cinema… chissà che impatto avrebbe avuto… Un film che ha superato ogni mia aspettativa.

      1. Davvero. Io l’avevo inserito più o meno all’ultimo nella mia programmazione e mi aspettavo un horror magari buono ma bene o male nei canoni. Invece è stata proprio una bella sorpresa. Inquietante e coinvolgente.

        1. E vero. Tratta un tema difficilissimo, ammette qualcosa che tanti hanno difficoltà a spiegarsi. Horror e indagine psicologica, trovando un ottimo compromesso che non toglie a nessuno dei due aspetti, anche se sembrano inconciliabili. Nemmeno io mi aspettavo qualcosa di così equilibrato e ben fatto.

  2. Last but not least. .. x questa notte.
    Letto, dovrò ‘studiare’
    Un film dalle forti connotazioni psicologiche che assumono sembianze di mostri e ove nn riesci a trovare la capacità di liberartene devi fargli (al mostro ) terra bruciata attraverso l ‘autodistruzione.
    Sheradessoprovoachiuderelaluce….paura

    1. Non ti voglio dire nulla del finale… ti dico solo che merita e tanto, è una piccola grande lezione di vita. Più luminoso di quello che può sembrare. Nessuna paura… buonanotte e a prestissimo 🙂

  3. Complimenti per l’analisi del film. In effetti mi hai illuminato su alcuni passaggi che non avevo ben osservato.
    Ho visto il film e devo dire che mi è piaciuto molto per 3/4 poi però il finale a mio avviso è sceso di tono. Vedere il mostro relegato in cantina quando prima poteva tutto, mi è sembrata una forzatura non da poco. Anche il personaggio della mamma mi ha lasciato un pò perplesso: prima debole e remissiva diventa “una belva”… non mi sembra molto credibile.
    Però lo consiglio a tutti, è un ottimo film come non se ne vedevano da tanto.
    il libro poi è davvero una figata, ci credo che tutti lo vogliano.. 🙂
    Emanuele

    1. Intanto, grazie 😀 Quando ho visto il film la prima volta ho visto un horror, magari con qualche interessante livello di fondo, ma pur sempre un horror, e il finale non l’ho subito colto. Alla seconda e terza visione mi sono sempre più convinta che tutto fosse una elaborata metafora dell’affrontare il ricordo, la perdita e generalmente una sofferenza incancrenita. Una sofferenza con cui, alla fine, si può e si deve imparare a convivere, perché i ricordi non si cancellano. La madre ha una progressione piuttosto forte, la posso spiegare sia pensando a una sua possessione da parte del mostro, sia pensando a fasi più profonde e distruttive della depressione, che può portare a comportamenti molto violenti, contro se stessi e contro altri. Non sono una psichiatra, ma una certa malinconia può essere veramente una chiusura a tutte le vie d’uscita. Certo però, il mutamento è stato abbastanza repentino, comunque… posso capire che crei qualche perplessità.

      ps. Il libro lo comprerei ora. Sul serio 😀 me ne sono innamorata da subito…

  4. Devo ancora finire di vedere Birdman e poi spero verso lunedì di vederlo questo tuo ultimo prediletto.

    brrr freddo nelle ossa ma si sa sono gli ultimi colpi di coda dell’inverno.

    sherabuoanottebellezza

    1. Ah, Birdman è in lista anche per me 🙂 ne sento dire così bene… per cui ti capisco, mi ha incuriosito parecchio. Ne riparleremo 😀
      Qui c’è un po’ di tristezza nell’aria e mi taccio, complice l’influenza e il freddo 😦 buonanotte, ora mi bevo il tè della sera…

    1. Ho letto e mi trovi perfettamente d’accordo. Questo film mi ha stupito ed è fra i miei preferiti di sempre. Ah, e sono felice di averti letto su un altro film che ho visto ultimamente e che mi è piaciuto, pensavo di essere una mosca bianca 😀 mi riferisco a Jessabelle (l’ho visto solo per la Snook, almeno all’inizio, ma poi mi ha veramente divertito. Poi la Snook rimane una delle mie preferite, ma questa è un’altra storia. Finora mi è piaciuta soprattutto in Predestination, ha tenuto quasi un film intero da sola… Non so se l’hai visto, ma nel caso te lo consiglio 😀 )

  5. Complimenti per l’esposizione e la scelta delle immagini: ho voglia di vedere questo film, tanta voglia!
    E poi… e poi hai messo Lui! 😉 Iä! Iä!

    Non avevo visto che avevi scritto, e che hai anche cambiato thema al blog, per questo ci ho messo cosí tanto a commentare…

    1. Lui, non si vede, ma è diventato una presenza costante. Anzi, vorrei dargli più spazio, non ti senti mai solo con Cthulhu nei paraggi. Anzi, sto trattando personalmente per averlo come testimonial del blog, ma le sue richieste sono troppo esose… io tutti questi macaron dove li trovo? Non ho a disposizione 17 tonnellate di macaron, ma potrei attrezzarmi in qualche modo. Ho giusto trovato una favolosa pasticceria che li produce.
      Il film guardalo se ce la fai, è favoloso… io l’ho trovato su Cineblog (http://www.cb01.org/the-babadook-sub-ita-2014/). Merita veramente.

        1. La mia psiche potrebbe servirmi e se vuole la carne che ho al massimo ci sono due braciole nel frigo. Ah, anche qualche hamburger, ma col cavolo che gli basta. Poi sai, io faccio presto, la prossima volta che Cuhulhu mi chiama gli do direttamente l’indirizzo della pasticceria 😀 poi ci pensa lui.

            1. Certo, tanto se la vedono quelli della pasticceria 😀 anzi, già che ci sono chiedo a Cthulhu se porta qualche macaron pure a me. E visto che ti piacciono i sapori particolari, ti consiglio quelli al burro salato. Sono veramente buoni.

  6. generalmente gli horror, come genere, non mi hanno mai convinto appieno, anche se quelli fatti bene riescono comunque a generare inquietudine con un pensiero interessante su cui discutere; però la tua recensione è così convincente che incuriosisce, e uno deve per forza togliersi lo sfizio, perché è sempre così, ogni risvolto intelligente fuoriesce dalla connotazione di “genere” ed emerge come prodotto qualitativo !

    1. Questo film è strano, quasi un mondo a parte, fatto di meccanismi dietro cui si intravede la nostra realtà… seriamente ho problemi a definirlo horror (anche se per spaventare spaventa…) e davvero, proprio questo potrebbe piacerti 😀 la bravura della Kent sta proprio nel dare spessore alla sua creatura, ben oltre la categorizzazione del genere. E gli interpreti, da noi pressoché sconosciuti, meritano da soli la visione 🙂

    1. Tutto tace 😀 ma ho una buon motivo per far silenzio… ho appena visto Big Fish… per cui puoi immaginare in che subbuglio posso essere. Anzi, mi viene proprio da pensare a questo Big e a quello di qualche settimana fa, dedicato agli occhi. Più ci penso e più li stringo insieme. Prima o poi ne parlerò, eh 🙂
      Grazie per David, ce n’è sempre bisogno 😀

      ps. qui tira un gran vento, è da oggi pomeriggio… fa un freddo che non ti dico…

      1. Big fish 🙂
        hai visto che struggimento la scena d’amore finale quando lei si spoglia ed entra nella vasca da bagno e si stende su di lui?
        Solo guardando ad una scena così ci si riappacifica con l’amore…degli altri.

        sherabbracissimissimi

  7. Francesca Lia Sidoti

    Mi hai fatto venire voglia di vederlo. In casa mia l’horror non è mai entrato e i miei amici non l’hanno mai guardato, quindi sono rimasta completamente ignorante, e adesso stento a fidarmi di un genere in cui non riesco a distinguere le storie di contenuto, di stile, dal cagozzo puro e semplice. Per come me l’hai raccontato “The Babadook” sembra molto simile a un racconto che avevo scritto qualche anno fa…quindi da un lato mi fa un po’ rodere, dall’altro forse è la pellicola adatta per approcciare il genere 😛

    1. Sul fatto che troppo spesso nel genere horror non ci sia una vera distinzione fra elementi costitutivi o stilistici e semplice “cagozzo”, sono abbastanza d’accordo. Non sempre l’horror è di qualità, ci si accontenta parecchio del puro e semplice intrattenimento. C’è roba che ha fatto veramente male al genere, dai mockumentary (o come cavolo si scrive) fino al film tutto fondato sullo spavento causato prettamente da volume disperatamente alto + cambio di inquadratura + bambina assatanata (intercambiabile a piacere con donna anziana spettinata o mostro informe) e trovare qualcosa di veramente valido non è un’impresa semplice.
      Dipende tutto da cosa consideriamo “horror”. Io sono veramente onnivora, guardo di tutto, ma almeno la metà di questi titoli non merita la visione. Lo ammetto, li guardo per dileggiare i personaggi, stereotipati fino al midollo e spesso dalle insospettabili sfumature trash. Mi faccio due risate. Se invece per horror intendi qualcosa che tocca la percezione della realtà (tipo “The Others”), leggende ancestrali o la storia personale, la vita e i demoni che veramente la abitano… diventa tutta un’altra storia. Per intendersi, le botte di volume ci sono anche in “The Babadook”, ma non sono la prassi. I demoni ci sono, ma sono interiori e non meno spaventosi di quelli “che si vedono”. Questo è un buon film per iniziare, ma è anche vero che di film “così buoni” nel filone horror ce ne sono pochi. Veramente, è un mondo a parte. Se poi ha scritto qualcosa di simile, non stento a crederlo, anche perché il tema che tratta è profondamente umano, fa parte di ognuno di noi.

      1. Francesca Lia Sidoti

        Ecco, “The Others” è l’unico titolo che conosco su cui, per sentito dire, ho una buona opinione. Devo recuperare anche quello.

  8. Pingback: What we do in the shadows (2014) | Tersite

  9. Dunque: visto recentemente.
    Devo riconoscere che riesce a creare una bella situazione, senza l’utilizzo di colonne sonore o violini improvvisi… però… però alla fine speravo in qualcosa di piú.
    Faccio sempre piú fatica a vedere horrors che mi lascino pienamente soddisfatto.
    Notare che mi piace tantissimo il concept del mostro, mi piace l’odiosa faccia da pazzo del bambino (di cui però non riesco a vedere ben approfondito il fatto che si guardi centiniaia di ore di video di giochi di prestigio…).
    Vorrei vedere piú demoni e piú sangue. Vorrei vedere piú Babadook!
    Non lo boccio sicuramente, ma non mi sento di promuoverlo col massimo dei voti…

    1. Quando hanno distribuito da noi The Babadook hanno montato – spinti proabilmente dal tam tam sul web – un caso vero e proprio, come se fosse chissà cosa, il grande horror del momento… Risultato, molti sono rimasti delusi perché si aspettavano qualcosa di diverso, più “horror” o anche più “gore”. Il problema è che questo film è sì un horror, ma anche un horror abbastanza atipico. Atmosfera, certo, ma effettivamente con poco “Babadook”… il mostro è tutto nella testa e poco presenza nella casa. Capisco, forse, cosa intendi per “qualcosa di più”. Personalmente, avendo apprezzato il lato più psicologico, sono rimasta contenta dalla visione. Tuttavia, per dare spazio a questo ambito, è stato sacrificato l’altro aspetto più vicino all’horror, come il sangue o il soprannaturale (che qui non è tanto un demone, quanto uno stato d’animo).

      1. Anche se alla fine è uno stato d’animo che si nutre a vermazzi! 😀
        Sí, è un horror psicologico un po’ atipico.
        Sicuramente interessante, ma vorrei tanto uscire dai diavoli patetici, dalle morti finali destinazioni e psicologie varie…
        Un bel film all’Annabelle ma al contrario, cioè bello!

        1. Obiettivamente è uno stato d’animo piuttosto disgustoso 😀 speriamo non sporchi (ok, era banale questa, che poi ovvio che sporca, con tutto quel liquame nero)

          …Annabelle al contrario, ma magari!!

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